Il MIO lunghissimo VIAGGIO SICURO

Tutto è iniziato non meno di 3 anni fa, quando questo progetto ha preso vita in una terra illuminata, non solo dal sole, come la Sardegna. Da subito mi convinsero i contributi festosi dei bambini che a tutto facevano pensare, tranne che ad aver seguito un noioso corso di educazione stradale. Dopo avere capito il meccanismo di questo gioco al contrario, misi in cima alla lista dei miei desideri professionali la volontà di portarlo anche in Toscana.
Premiare figli e nipoti per aver fatto le bucce alle nostre cattive abitudini stradali e dintorni, e averci imposto di fare ciò che avremmo dovuto loro insegnare, è frutto di una spietata genialità.
Ma quello che davvero più di tutto mi ha convinto, è il fatto che questo meccanismo sposa un aspetto fondamentale della mia filosofia di vita: quello dell’unire l’utile al dilettevole.
In un mondo dove sembrano avere successo solo quelli che impongono o quelli che predicano, trovarsi in una situazione in cui il semplice collaborare fa felici tutti, è un vero bagno di gioia.
Tutto questo non è gratuito, e non mi riferisco ai soldi.
Dimenticatevi le passerelle con il nome della propria azienda stampato su qualche depliant o striscione.
Per un mese intero devi essere disposto a sintonizzarti con un mondo parallelo, dove non puoi permetterti di recitare perché in quel mondo fatto di occhietti vispi, non ci sono filtri: o sei, o non sei.
Per questo Simona, ideatrice del progetto, ha avuto un grande successo ovunque lo abbia portato, perché è maledettamente vera, oltreché brava oltre ogni immaginazione nel suo lavoro. I bambini lo avvertono e in cambio di quella spontaneità cedono la loro fiducia.
All’inizio temevo la loro reazione. Pensavo che magari quell’entusiasmo visto nei reportage della Sardegna fosse normale “da loro”. Stentavo a credere al bramare di una medaglia, fino a quando non ho visto spalancarsi gli occhi alla sola parola. E’ sorprendente e appagante vedere che nelle emozioni i bambini non si sono ancora guastati la festa calcolando tutte le controindicazioni come i grandi.
Ma a proposito di guastare la festa, quando ormai eravamo ad un passo dalla conclusione che doveva sfociare in una centrifuga di urla liberatorie e palloncini colorati, alla presenza dei familiari tutti, ecco che si sono spente le luci. Tutti sappiamo il perché. Così alla delusione dei bambini si è aggiunto il mio stato d’animo frustrato per quella sensazione di impotenza che soffoca anche la più convinta volontà.
Poi il tempo e la caparbietà ci hanno restituito la possibilità, prima di “affacciarci” per un saluto nelle videolezioni dei piccoli studenti, nel frattempo diventati esperti di software multimediali con i loro sorprendenti insegnanti, e poi di festeggiare con le dovute precauzioni, venerdì e sabato in Piazza San Matteo a Montopoli, sfruttando la comprensibile voglia di rivedersi fra compagni di classe dopo la clausura di questi mesi.
Se non è stata la festa che sognavamo, è stata sicuramente quella che nessuno si aspettava, neppure noi che l’abbiamo messa in piedi. Una specie di ritorno ufficiale alla vita quotidiana, anche se in maschera.
Siamo così giunti al capolinea di questo meraviglioso Viaggio e lo abbiamo fatto grazie al contributo di alcune figure di Montopoli che per una volta ho l’orgoglio di raccontare come le più lungimiranti rispetto a molti altri Paesi e Paesoni che ci circondano. L’assessora alla sicurezza in primis, Roberta Salvadori, per aver colto prima di tutti l’opportunità di dare lustro all’amministrazione sostenendo un progetto sano ed educativo a costo zero. Il Corpo di Polizia Municipale per essersi posto ai bambini come quella faccia amica a cui chiedere consigli per il bene collettivo, e smarcarsi da quell’immaginario che li descrive come chi “fa solo le multe”. La dirigente scolastico dell’istituto Galileo Galilei e tutto il corpo docente per aver sfruttato al meglio questa occasione di lezione pratica di vita quotidiana da poter far vivere ai propri studenti.
Una particolare menzione a Maria Vanni per aver collaborato all’organizzazione del calendario con Simona e per aver dato una mano fino all’ultimo minuto rendendo la calligrafia dei diplomi molto più aggraziata di quanto non lo sarebbe stata se a compilarli fosse stato un carrozziere, abituato più alla fiamma ossidrica che alla penna. Al Sindaco Giovanni Capecchi per aver appoggiato questo progetto ma soprattutto per essersi sinceramente divertito con noi alla premiazione di venerdì.
Grazie a tutti, tutti, tutti i bambini che hanno partecipato con entusiasmo e con pazienza per l’attesa della premiazione finale. Grazie ai loro genitori, nonni e parenti che li hanno assecondati e che non ci hanno odiato troppo per averli fatti punzecchiare a fin di bene.
Infine, un grazie a quelli che rendono realizzabile ogni mia piccola follia: i miei angeli custodi. Non hanno le ali ma prendono le sembianze di persone che fanno parte della mia vita quotidiana. Hanno la forma di Stefano quando c’è da far maritare un seggiolino con un carrello o improvvisare il podio più bello che un bambino abbia mai visto; hanno la forma di Fabio senza il quale lo striscione AUTOCARROZZERIA PALAI da me appeso alla Torre di San Matteo avrebbe avuto le sembianze di un codice fiscale; hanno la forma di Andrea tutte le volte che ho bisogno di non sentirmi solo nel guidare questa banda di “carrozzieri diversi” al di fuori delle loro officine; e hanno sempre, sempre, la forma di mia moglie Erica, che all’occorrenza si trasforma in fotografa, coordinatrice, facchino, p.r., intervistatrice… in breve in tutto quello che compensa le mie disarmanti lacune.
L’ultimo grazie, non a caso, all’artefice di tutto questo: Simona Scioni. Credo che ufficialmente sia una giornalista ma una partita iva per quello che fa sarebbe veramente arduo anche solo inventarla. E sarebbe pure riduttivo. Abile nel dispensare bastone e carota con tutti quelli con cui ha a che fare, cura tutti gli aspetti del proprio lavoro, dalla programmazione alla realizzazione, alla comunicazione. Non c’è dettaglio che le sfugga e che non sia migliorabile. Talvolta il suo entusiasmo e la sua capacità dialettica, la portano a sforare un pochino i tempi programmati. Però va un po’ meglio da quando è costretta a indossare la mascherina.
Se sabato è stato il capolinea o solo una fermata intermedia è presto per dirlo. Le energie che richiede questo progetto non sono indifferenti. In ogni caso, sono davvero CONTENTO di aver portato a termine questo Viaggio e di averlo condiviso con tutti voi.