Sommerso dalle mille situazioni in cui vedo soccombere il buonsenso davanti a meri interessi di bottega o a cinici giudizi da parte di chi ha il coltello e il bottino dalla parte del manico, iniziavo a perdere le speranze che qualcuno si alzasse in piedi per dire finalmente che “IL RE E’ NUDO!”

Ci ha pensato la Corte di Cassazione con un’ordinanza che (speriamo!) mette la parola fine all’eterno dilemma sull’opportunità per il cliente di riparare la propria auto o farsi liquidare il valore ante-sinistro dalla compagnia di assicurazione di turno, in occasione di un danno subito che lo supera, e al brutto vizio da parte delle Compagnie di Assicurazione di “spingere” il cliente verso la seconda ipotesi.

Al di là delle mille argomentazioni pro o contro che si sono succedute in questi anni, accentuate prima dalla crisi del 2008 e ultimamente dalla pandemia, c’è una cosa che non mi è mai andata giù e che non riuscivo a far intendere ad ogni interlocutore con il quale mi rapportavo.

Premesso che il valore di un veicolo non può essere deciso a priori da un mercuriale perché ogni auto ha la sua storia e soprattutto il suo “mercato”, la cosa che mi faceva indignare è che non si teneva minimamente conto di ciò che comporta per un utente trovarsi da un giorno all’altro senza la SUA auto. Non parlo delle spese necessarie per acquistare un nuovo veicolo, o di quelle del bollo non goduto, o magari di quelle per prendere un’auto sostitutiva per il tempo necessario a reperire un nuovo veicolo. Parlo di tutto quello che nessun liquidatore di nessuna compagnia assicurativa ha mai preso in considerazione e che vale più di quello che costa la vettura stessa.

Il veicolo può avere un valore affettivo che nessuno può sindacare. Psicologicamente comprare un’auto è un po’ diverso che fermarsi al supermercato per prendere il pane, ed essere costretti ad affrontare questa situazione senza averlo scelto sicuramente non è facilmente quantificabile ma neppure trascurabile. Casa, lavoro, figli, spesa, farmacia, dottore, sport, TEMPO LIBERO (perché no?!): la vita di tutti è fatta di un tale intreccio di impegni che spesso richiede una programmazione e una abnegazione enorme per mantenerli, e trovarsi da un momento all’altro senza auto può avere l’effetto di una bomba che fa saltare in aria tutti i piani e riempire la testa di pensieri.

Andare da un carrozziere di fiducia pronto a fornirti un’auto sostitutiva, vuol dire annullare tutti quei pensieri e ritornare, grazie ad un lavoro a perfetta regola d’arte, esattamente allo stato precedente al sinistro. Come svegliarsi da un incubo e realizzare che tutto sommato, non è successo niente.

Cosa impensabile nel caso in cui si sia costretti a procurarsi un’auto nuova o usata, dove ai suddetti pensieri si aggiungono quelli relativi al futuro acquisto “forzoso”.

Non a caso, alle mie riflessioni la Corte Costituzionale ne ha infatti aggiunte altre molto concrete, stabilendo finalmente che:

“va considerato che il danneggiato può avere serie ed apprezzabili ragioni per preferire la riparazione alla sostituzione del veicolo danneggiato (ad es., perché gli risulta più agevole la guida di un mezzo cui è abituato o perché vi sono difficoltà di reperirne uno con caratteristiche similari sul mercato o perché vuole sottrarsi ai tempi della ricerca di un veicolo equipollente e ai rischi di un usato che potrebbe rivelarsi non affidabile) e che una piena soddisfazione delle sue ragioni risarcitorie può comportare un costo anche notevolmente superiore a quello della sostituzione”

Se a questa notizia epocale aggiungiamo che il post pandemia ha fatto lievitare i valori dell’usato, per la scarsità dell’offerta sul nuovo, di almeno un terzo rispetto a quelli precedenti, dovremmo avere messo una pietra sopra a quel fastidioso ingranaggio che da una parte costringeva il consumatore a “mettere mano al portafogli” anche in caso di ragione piena nel procurarsi un nuovo veicolo o, in caso contrario, costringeva il carrozziere a fare miracoli per raggiungere il miglior compromesso fra il lavoro a regola d’arte e i soldi messi a disposizione dalla dissennata compagnia d’assicurazione. L’unica che, dati ufficiali alla mano, ha tutti i problemi del mondo, tranne quello della liquidità.

Se volete scommettere, ci vorrà comunque qualche anno per arrivare a regime, sapendo come di solito accolgono le Compagnie di Assicurazione certe novità (al contrario di quelle a loro favore che diventano immediatamente operative). Faranno resistenza continuando a farsi fare causa pur di non anticipare il dovuto, aspettando che glielo intimi un giudice; tanto i soldi che spenderanno negli anni per queste cause mica se li tolgono dagli stipendi, al massimo ci aumenteranno ancora un po’ le polizze con la scusa che il costo medio dei sinistri è aumentato (strano, eh?).

Ma magari davanti ad una cosa giusta, per una volta ci fanno bugiardi. Certo, nessuno cancella tutte quelle situazioni in cui hanno fatto i forti con i deboli (chi ha automobili da 100.000 euro, di solito non ha problemi di valore ante-sinistro) ma sarebbe comunque un passo avanti verso l’unico interesse che accomuna tutti gli attori di un sinistro stradale: una liquidazione corretta.

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2023/05/07/si-puo-riparare-auto-anche-se-lintervento-supera-il-valore_b9894173-e7a1-41ff-af64-31e6dd972015.html