Ci è appena capitato di cambiare un parabrezza. Sorvoliamo su marca e modello perché la stessa cosa si è verificata per ricambi di altre marche. Nel fare l’ordine ci siamo accorti che lo avevamo già sostituito un anno fa (cliente piuttosto sfortunato) e siamo andati a controllare il prezzo: + 29%. In un anno.

Non passa anno, mese, settimana e giorno che non arrivi da parte delle Compagnie di Assicurazioni, da loro o per interposta agenzia fiduciaria, un attacco diretto o indiretto ai riparatori indipendenti con la cantilena che costano troppo, che truffano (a dire il vero non dicono che i riparatori indipendenti truffano, dicono di portare l’auto in riparazione dai loro convenzionati per arginare le truffe) e che sostanzialmente, seguendo il loro modo di pensare, se il mondo sta per finire non dicono che sia per colpa nostra, ma senza il nostro contributo il pianeta durerebbe 10 volte tanto.

Questi noti benefattori, in due anni di auto ferme, hanno accumulato più soldi di Paperon dei Paperoni o di mia moglie a giocare a Monopoly, ritrovandosi a pagare solo i sinistri occorsi a chi spostava l’auto di nascosto per ricaricare la batteria. Nonostante questo stato di grazia hanno restituito alla clientela l’equivalente del granturco che si usava per attirare i piccioni in Piazza del Duomo a Milano quando ero un bimbo. Se usassero un decimo della loro potenza economica e finanziaria per analizzare in maniera seria ed obbiettiva dove sono le vere storture del nostro mercato, anziché cercare di tagliare solamente i costi sulle spalle di chiunque gli si ponga davanti, pagheremmo tutti polizze meno care per danni certi riparati da strutture in regola e fidate, anche se non di fiducia.

I ricambi sono una di queste storture perché se è vero che le auto sono sempre più sicure e concepite per assorbire gli urti limitando i danni a chi le occupa, e che molti ricambi sono più soggetti a rompersi e vadano sostituiti, si fa molta fatica a credere che ci sia una logica diversa da quella del mero e cieco profitto quando si vedono situazioni come quella che ho descritto in apertura, accompagnata ad altre specialità della casa(madre) tipo 80 euro per una scritta adesiva che al massimo aderisce, 1.500,00 € per un fanale che non parla, e 350 euro per un VETRO SPECCHIO che per quella cifra, non solo dovrebbe parlare ma anche dirti che sei il più bello del reame!

Ogni azienda ha il sacrosanto diritto di scegliere la propria linea aziendale e di strutturarla al meglio per generare profitto. Al contrario del pensare comune, avere un profitto non è una cosa brutta del quale un imprenditore debba trovare una giustificazione: un’azienda è SANA se genera profitto. L’importante è che questo non sia l’alibi per vendere una pizza al prezzo di una bistecca, come non lo deve essere per allungare un lavoro di due giorni in uno da una settimana. Questo magari garantisce di mantenere a chi fa il prezzo una vita da signore, ma a chi lo subisce (e spesso non ha alternative) al massimo resta una vita da mediano.

Anche perché alla fine il cliente è molto attratto dalla parola TOTALE e se questo è composto da 1500 euro di un fanale magico e 100 di manodopera, si ricorderà sempre che il carrozziere per cambiargli un fanale gli ha preso 1600 euro. E anche per gli accidenti, di solito, non si ferma a fare le proporzioni.