Lamentarsi quando intorno scorrono le immagini di tragedie assolute non è mai un buon investimento. Prima di tutto per una questione di rispetto verso chi non ha alternative alla sofferenza, poi perché piangere più forte per avere la fetta di torta più bella è qualcosa che ha caratterizzato da sempre aziende furbe spalleggiate da sindacati scaltri e confindustrie comode e che noi rifiutiamo a prescindere. Siamo artigiani di vecchio stampo, abituati a risolvere i problemi senza scorciatoie.

E’ comunque sotto gli occhi di tutti quello che sta accadendo ormai da parecchi anni e che sembra non avere una fine. Dalla crisi del 2008 l’ordine mondiale sembra la cameretta delle mie figlie dove, come raccontava un personaggio di Panariello in un monologo, la sera non si sa se si spogliano o esplodono.

Credevamo che come mazzata finale dalla quale riprendersi, una pandemia mondiale fosse stata più che sufficiente. Invece non si è ancora finita di abbassare l’ultima (speriamo) curva dei contagi che siamo già a fare i conti con la paura di un conflitto mondiale e i problemi ad essa connessi, questi già tangibili sotto forma di prezzi alle stelle delle materie prime e probabile progressiva carenza di componenti necessari alle varie lavorazioni. Non è nuova la notizia di aziende che hanno già fermato la produzione perché non riescono a rientrare con i costi.

Noi abbiamo una piccola azienda che dall’inizio di queste onde cerca di navigare tenendo sempre la barra dritta ma vi assicuro che farlo è la vera impresa di questi tempi. Eppure siamo condannati al silenzio perché davanti ai morti, agli esodi biblici, al crollo dei mercati, alle aziende annientate dalle circostanze più che dalle proprie capacità, non c’è veramente niente da dire. Per contro ricominciamo a scontrarci con lo stupido muro della folle burocrazia italiota e con miopi organi di controllo sempre più forti con i deboli e deboli con i forti. Così, dalla nostra posizione “privilegiata”, programmiamo un futuro giorno per giorno senza mai sapere quanto questo sia prossimo, fingendo che si possa vivere e lavorare come se niente fosse successo quando invece è accaduto di tutto.

Possiamo solo sperare come tutti che un giorno, in questa vita o nell’altra, a chi è artefice di tutto questo, a tutti i livelli, torni indietro ogni cosa. E che trovino pace tutte le sterminate vittime di queste ingiustizie, delle quali al momento noi siamo solo la parte innocente meno lesa e più silenziosa.